Dieselgate

Scandalo Volkswagen, il punto della situazione

L’Automobile Club Svizzero segue con attenzione gli sviluppi sullo scandalo Volkswagen, soprannominato “Dieselgate”, soprattutto per quanto riguarda i suoi effetti in Svizzera.

Lo scandalo sulle manipolazioni delle emissioni inquinanti dei veicoli Gruppo VW è scoppiato nel 2015. Si ricorda che in Svizzera sono state presentate poco più di 2000 denunce penali da parte di privati, mentre in realtà sarebbero circa 175.000 i veicoli interessati. I pubblici ministeri cantonali che hanno ricevuto queste denunce le hanno poi trasmesse alla Procura federale, la quale sta portando avanti un procedimento penale contro Volkswagen AG e AMAG Import AG per sospetta responsabilità penale della società in relazione al reato di frode commerciale. In poche parole, gli imputati sono accusati di aver danneggiato, tra il 2008 e il 2015 nella sola Svizzera, circa 175.000 acquirenti di veicoli dei marchi del gruppo VW, in particolare quelli dotati di motori diesel EA 189.

Nell’aprile 2016, il Ministero pubblico della Confederazione ha chiesto di delegare l’azione penale alla procura di Braunschweig, che sta già portando avanti un procedimento penale per gli 11 milioni di veicoli venduti in tutto il mondo. Si sono, per così dire, trasferite le denunce alle autorità tedesche, affinché queste ultime possano indagare direttamente su tali procedimenti.

È esattamente per questo motivo che, nel maggio 2016, la Procura federale ha deciso di non procedere con la causa, impugnata presso il Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona. Il Tribunale penale federale ha accolto questo ricorso nel novembre 2016 e ha ordinato alla Procura federale di fare il suo lavoro, richiedendo di conseguenza l’avvio di un procedimento penale in Svizzera.

Il Ministero pubblico della Confederazione ha finalmente aperto un procedimento nel dicembre 2016 e ha sequestrato un gran numero di documenti del gruppo AMAG. Da allora, dal gennaio 2017 è stata inviata alle autorità tedesche una richiesta di assistenza giudiziaria reciproca e finora è stata analizzata da parte del Ministero pubblico della Confederazione una parte dei documenti sequestrati, vale a dire 1,8 milioni di documenti. Poiché questo scandalo ha una dimensione senza precedenti in Svizzera e, potenzialmente, può colpire quasi 175.000 persone, la Procura ha recentemente comunicato e messo a punto un questionario online per raccogliere le informazioni necessarie sui veicoli interessati e sulle parti lese, nonché sulle richieste di risarcimento. È stato inoltre fissato il termine ultimo dell’11 ottobre 2019 per la restituzione del modulo, tramite raccomandata, alla Procura della Repubblica federale di Germania, Werdstrasse 138, 8036 Zurigo.

In qualità di autorità di perseguimento penale, il Ministero pubblico della Confederazione deve informare le parti lese sui loro diritti quali parti in causa e renderle consapevoli delle diverse modalità di partecipazione ai procedimenti penali, in qualità di attori penali e/o civili. Inserendo questo questionario online, il MPC ha quindi applicato l'articolo 118, paragrafo 4, CPP con una modalità assolutamente inedita.

Questo primo scandalo potrà poi continuare ad essere oggetto di indagine da parte del MPC nei prossimi mesi e finalmente proseguire. Tuttavia, il 12 settembre scorso, la televisione Südwestrundfunk (SWR) ha rivelato un nuovo scandalo Volkswagen: dopo aver analizzato documenti interni e riservati, risalenti alla fine del 2015, sembra che anche i motori diesel EA 288, successori del famoso EA 189 messo sotto accusa, sarebbero stati dotati di un software truffaldino, in grado cioè di rilevare il passaggio del veicolo su un banco di prova. Il gruppo Volkswagen ha immediatamente smentito l’informazione sui media tedeschi.

Se dovesse essere confermata ufficialmente una nuova truffa, cosa che al momento non è, gli acquirenti danneggiati in Svizzera potrebbero sporgere nuovamente denuncia e far valere i loro diritti presso le autorità di perseguimento penale svizzere. In ogni caso, lo scandalo Volkswagen si è tutt’altro che concluso!

Julien Broquet, presidente di ACS Les Rangiers

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